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ARTICOLO TRATTO  DA "IL CITTADINO" DEL  28/01/2011 - Giulio Bonizzi a Brisbane durante la terribile alluvione

 

Graffignanan La testimonianza del trentenne: «Scenario apocalittico, ma le autorità sono state esemplari»
Un lodigiano nell’inferno australiano
Giulio Bonizzi a Brisbane durante la terribile alluvione
 

 

Graffignana Decine di dispersi, migliaia di sfollati, l’alluvione più devastante degli ultimi due secoli. Siamo nei giorni compresi tra il 4 e il 10 gennaio, a Brisbane, nello Stato del Queensland, Australia. E nel centro del ciclone, a pochi passi dalla distesa d’acqua che ha coperto la terza città più popolosa dopo Melbourne e Sidney, c’era anche il graffignanino Giulio Bonizzi, 31 anni a maggio, dal 21 ottobre scorso dall’altra parte dell’Oceano per cambiare vita e ripartire dallo studio dell’inglese. Per lui, il continente dai panorami mozzafiato, ha riservato una sorpresa al cardiopalma: cinque metri acqua e una città impraticabile. Negozi, uffici, scuola, supermercati; tutto chiuso in attesa di capire il destino di un centro attraversato dal fiume Brisbane, da cui la città prende il nome. A rischio c’erano 30mila case e gli sfollati, in pochi giorni, hanno toccato le seimila unità. Per familiari e amici del graffignanino, allarmati dagli annunci di stampa e tv, sono giorni di preoccupazione. L’odissea di Giulio è iniziata con i primi giorni dell’anno. «A dicembre ha piovuto quasi tutto il mese e all’inizio di gennaio la situazione ha cominciato a diventare grave nelle città più interne, come Ipswich che era sommersa da 22 metri d’acqua - racconta il giovane, ora che l’emergenza è rientrata - ; l’allarme per Brisbane è scattato il 4 gennaio e le autorità hanno chiuso tutti gli uffici, le scuole, i negozi a meno di 2 chilometri di vicinanza dal fiume». A far paura era la grande ondata di piena che avrebbe potuto far saltare la diga Wivenhoe, costruita 80 chilometri a nord della città dopo le alluvioni del 1974, in quei giorni di gennaio al limite di contenimento. Uno scenario apocalittico, amplificato dalle notizie che filtravano sulle vittime di Toowoomba, a ovest di Brisbane, dove il fiume Lockyer è straripato scatenando una sorta di tsunami sulla terraferma, che ha spazzato via auto, case e alberi e dove oltre 40 persone sono state tratte in salvo dai tetti con gli elicotteri. «Sinceramente non mi sono mai sentito in pericolo perché, fortuna vuole, la mia casa è vicina al ponte più alto della città, lo Story Bridge - ha raccontato ancora Giulio - : l’acqua avrebbe dovuto superare i 40 metri prima di sommergermi». Tanti però gli amici del giovane che hanno dovuto lasciare le loro case e dormire in tende e luoghi pubblici, messi a disposizione dalle autorità locali. «Sicuramente erano più preoccupati i miei familiari e i miei amici in Italia, che non io qui - ha aggiunto Giulio che poi si è soffermato sulla macchina perfetta dei soccorsi australiani - : a Brisbane c’è ancora molto da fare perché la situazione torni alla normalità, ma le autorità hanno gestito l’emergenza in modo esemplare, prevenendo tutte le situazioni di pericolo, forse anche in modo eccessivo». Intanto, è scoppiata l’estate. «Con una media di 27 gradi al giorno - ha chiuso Giulio da Brisbane - : sono pronto anch’io per i “giorni della merla”». Gli ultimi tre giorni del mese di gennaio che, per tradizione, sono i più freddi di tutto l’anno e che Giulio passerà in pantaloncini a godersi lo scampato pericolo.Rossella Mungiello

 


 

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